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TRA REALTA’ E FANTASIA: INCONTRO CON LA SCRITTRICE SILVIA LISENA

Cosa ti ha ispirato a scrivere “Il Circo delle Meraviglie”?

Ho sempre avuto il pallino della “maschera”, cioè del fatto che le persone spesso appaiono in un modo ma nascondono tutt’altro. In un ambiente performativo noi vediamo grandi artisti che “conosciamo” soltanto da ciò che ci fanno vedere, ma dietro cosa c’è? Poi, nel frattempo, ho subito un lutto tra i miei affetti e volevo trovare un modo per dimostrare – agli altri e a me stessa – che si può ricominciare a vivere nonostante il dolore.

 Qual è stato il processo creativo dietro la caratterizzazione dei personaggi principali, Astrid e Daniel?

Ho voluto parlare di una relazione non convenzionale, a partire dal loro primo incontro che non è propriamente “rose e fiori”. Astrid prende l’iniziativa molte volte e soprattutto conosce sé stessa e i suoi limiti: sa di non poter salvare, o guarire, Daniel, ma al tempo stesso vuole fare il possibile per costruire assieme a lui ricordi felici che durino il più a lungo possibile. Daniel è più impulsivo e, da buon artista, abile a mostrare alla gente solo ciò che lui vuole far vedere: è molto riservato e considera la sua sfera familiare off-limits perché convinto di poterla capire soltanto lui. Sa amare ma è incapace di donarsi integralmente perché non si accetta.

Come hai affrontato la delicata tematica dell’ansia e della depressione nel romanzo? Daniel è un ragazzo che ha subito un grave lutto in tenera età; quindi, ha visto la sua vita arrestarsi di colpo e poi …
… per lo sport o la sua grande cultura. Perciò l’ansia e la depressione rappresentano nient’altro che sfumature di un individuo, che così non viene stigmatizzato e gli si può restituire la propria dignità.

Qual è il messaggio principale che desideravi comunicare attraverso la storia di Astrid e Daniel?

L’importanza di costruire ogni giorno momenti belli da ricordare, nonostante le avversità della vita, amando a fondo se stessi così come si è e gli altri così come sono. Questa è l’unica vera forza che sconfigge anche la morte.

Ci sono esperienze personali o fonti di ispirazione specifiche che hanno influenzato lo sviluppo del tuo romanzo?

Alcune opere di Valentina D’Urbano e Michela Marzano che dipingono realtà crude ma con delicatezza e bellezza. Relativamente alle mie esperienze, posso annoverare il lutto di cui sopra e comunque la mia condizione di donna con disabilità che, a causa dell’abilismo sistemico, mi porta spesso a scontrarmi con ostacoli materiali e culturali che rischiano di appesantire anche le cose più semplici e banali. 

Come hai lavorato sulla costruzione dell’ambientazione del circo nel libro?

Mi sono documentata sul web e ho visto film e serie TV dove c’erano personaggi che conducevano una vita nomade, giusto per entrare nell’ottica.

Hai incontrato delle sfide particolari durante il processo di scrittura? Se sì, come le hai superate?

Ciò che temevo era di focalizzarmi esclusivamente sui due protagonisti e quindi di esaurire la vicenda in una cinquantina di pagine. Mi sono messa d’impegno e sono riuscita a creare un contesto attorno a loro, per esempio la famiglia di Astrid e la sua storia, che pure non è slegato ma bensì svolge una propria funzione, e neanche tanto marginale, per lo svolgimento. 

Qual è stata la parte più gratificante o emozionante di scrivere “Il Circo delle Meraviglie”?

Ci sono diverse parti che mi sono emozionata a scrivere, ma non posso menzionarle tutte per ovvi motivi. Una di queste è un colloquio fra Astrid e Daniel verso la fine del romanzo, in una situazione molto particolare e delicata: l’ho costruito ripensando a ciò che avrei detto a colei di cui ho avuto il lutto, se ne avessi avuta la possibilità.

Come pensi che il tuo lavoro come insegnante di Lettere abbia influenzato il tuo stile di scrittura o le tue tematiche preferite?

Insegnare Lettere offre la possibilità di confrontarmi ogni giorno con gli autori della nostra storia letteraria: si scopre sempre qualcosa di diverso e magari si ha modo di apprezzare qualcuno che precedentemente non si aveva considerato a sufficienza.

Qual è stato il ruolo della musica e della poesia nella tua narrazione?

La musica è stata un elemento fondamentale per la scrittura del romanzo perché ha contribuito a dare un tocco sia di ulteriore “americanità” al background, già ambientato nel Maryland (USA), sia di atmosfera vintage visto che gran parte dei brani menzionati appartengono al panorama musicale degli anni ’60, ’70 e ’80. Mi piacerebbe accompagnare qualche presentazione del libro dalla cover di queste canzoni.

Come hai deciso il titolo del tuo romanzo? C’è un significato particolare dietro di esso?

Il circo è un ambiente performativo e, come detto prima, simbolo della maschera che nella vita le persone indossano e di una realtà che spesso si cela ai più. La meraviglia è un’emozione che stupisce, non è detto se in positivo o in negativo: esiste il “meravigliosamente bello” e il “meravigliosamente tragico”. E’ un termine ambiguo che ben si accosta alla dualità dell’essenza simboleggiata dal circo.

Hai progetti futuri nel mondo della scrittura? Possiamo aspettarci altri romanzi da te in futuro?

Ho in mente di scrivere uno spin-off del romanzo, focalizzandomi su Daniel e sulla sua vita prima di conoscere Astrid. Sarà un romanzo “on the road”, con tanti paesaggi, tanti volti nuovi e tanta musica.

Dove è possibile online seguire il tuo lavoro da scrittrice?

Sul mio profilo Instagram @silvia.lisena dove pubblico un po’ di tutto, quindi è uno sguardo a 360° sulla mia vita.     

Dove è acquistabile il romanzo “Il circo delle meraviglie”?

La versione ebook è disponibile sul sito della casa editrice Abrabooks. La versione cartacea è disponibile su Amazon e sulle principali librerie online (Mondadori, Feltrinelli, Rizzoli, IBS ecc.)

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