sabato, Ottobre 12, 2024
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JANE ROSE CARUSO E “LA BAIA DEI RICORDI”

Qual è stata l’ispirazione dietro la storia di Mya e il suo viaggio a Jellyfish Cove? Può raccontarci di più su come ha sviluppato il personaggio di Mya? Ci sono elementi autobiografici nella sua storia? 

L’ispirazione è nata tempo fa, ma si è concretizzata l’anno scorso durante il periodo natalizio. Ho messo insieme tutti i pezzi e, lentamente, Mya e le sue paure hanno preso forma. I miei libri rappresentano tutti un’ancora di salvezza e, in questo libro, Mya la ritrova proprio a Jellyfish Cove, un luogo pieno di magia e piccoli incanti.

Mya è un personaggio molto fragile, anche se prima del tragico incidente che le è capitato era una donna diversa. Ora, però, non riesce più a trovare se stessa e si rifugia nelle piccole cose e nei piccoli gesti, venendo accolta e supportata dalla comunità di Jellyfish Cove.

Ogni mio personaggio ha un po’ di me, dalle fragilità ai sogni, fino alla forza. D’altronde, sono una Fenice che rinasce dalle proprie ceneri.

La location di Jellyfish Cove è affascinante e dettagliata. È basata su un luogo reale o è completamente frutto della tua immaginazione?

Jellyfish Cove è ispirata a quelle pittoresche cittadine americane, un po’ come Cabot Cove della serie “La Signora in Giallo”, che si affacciano su una baia. Volevo che ci fosse il mare e la sabbia, un piccolo angolo di paradiso. Ma c’è molto di più: i locali sono quasi un sogno e riescono a rendere perfettamente l’immagine della baia. Mi piace assemblare più elementi per creare ambienti caldi e accoglienti, unici nel loro genere.

Jellyfish Cove non è solo un luogo, ma un rifugio. Le strade sono fiancheggiate da negozi caratteristici e caffè accoglienti, dove gli abitanti si conoscono tutti per nome e ogni angolo racconta una storia. Il suono delle onde che si infrangono sulla riva e il profumo del mare creano un’atmosfera magica, rendendo Jellyfish Cove un vero e proprio paradiso terrestre.

In questo luogo incantato, ogni dettaglio è pensato per far sentire chiunque a casa, offrendo un’esperienza unica e indimenticabile.

Il tema della redenzione e della riscoperta di sé è centrale nel romanzo. Come hai affrontato la complessità di questi temi nella scrittura?

La mia abilità, come dicono molti lettori, è proprio quella di affrontare temi molto pesanti in maniera delicata ed elegante. Cerco sempre di sfiorarli con le dita e plasmarli in qualcosa di tenue, anche se fanno male, molto male. Cerco in qualche modo di parlare del dolore, ma di assopirlo con la penna e la forza interiore dei protagonisti.

Mi piace trattare argomenti complessi e dolorosi con una sensibilità che permette ai lettori di avvicinarsi a queste tematiche senza sentirsi sopraffatti. La mia scrittura mira a trasformare il dolore in una forma di bellezza, a trovare la luce anche nelle situazioni più buie. Attraverso i miei personaggi, cerco di mostrare come la resilienza e la speranza possano emergere anche dalle esperienze più difficili.

In ogni storia, c’è un filo di speranza che guida i protagonisti e, spero, anche i lettori. La mia penna diventa uno strumento per esplorare le profondità dell’animo umano, per dare voce a emozioni spesso taciute e per offrire un rifugio sicuro dove il dolore può essere riconosciuto e, infine, superato.

Quali sfide hai incontrato nel creare un equilibrio tra la parte emotiva della storia e la narrazione dell’ambiente e dei paesaggi?

Non ho alcuna difficoltà nell’equilibrare la parte emotiva; è qualcosa che faccio sempre. Per questo motivo, i miei libri vengono chiamati “up-lit”, perché in essi predominano le emozioni che, alla fine, ci rendono felici. La mia penna cerca sempre di trovare il giusto equilibrio, e le emozioni sono palpabili.

Scrivere in questo modo mi permette di creare storie che toccano il cuore dei lettori, offrendo loro un’esperienza di lettura che è tanto confortante quanto edificante. Ogni pagina è un viaggio emotivo, dove le sfumature dei sentimenti vengono esplorate con delicatezza e profondità.

Il mio obiettivo è quello di far emergere la bellezza anche nelle situazioni più difficili, mostrando come la speranza e la gioia possano prevalere. Le emozioni nei miei libri non sono solo descritte, ma vissute.

Come autrice di più romanzi apprezzati, come ha visto evolvere il suo stile di scrittura nel tempo?

È cambiato molto. Ora la mia penna è molto più emozionale e descrittiva. Approfondisco e cerco di strutturare in maniera più incisiva la parte delle emozioni, rendendo le descrizioni più ampie e i personaggi molto più articolati. Insomma, con il passare degli anni, si cresce sempre e si evolve continuamente.

“La baia dei ricordi” esplora anche il tema della guarigione attraverso la natura e la comunità. Cosa ti ha spinta a includere questi elementi nella trama?

Un’altra mia caratteristica distintiva è il profondo legame con la natura, che rappresenta una fonte inesauribile di ispirazione per me. Sono una persona molto sensibile e in perfetta sintonia con l’ambiente naturale; per questo motivo, cerco sempre di inserire nelle mie storie elementi che possano sensibilizzare i lettori su questo tema. La natura è qualcosa che mi appartiene nel profondo, mi stimola a creare e a vivere uno stile di vita lento e consapevole. Non è sempre stato così, ma con il passare del tempo mi avvicino sempre di più a questo stile di vita.

La comunità è un’altra delle mie caratteristiche fondamentali. Sebbene molta forza risieda dentro di noi, trovare la giusta comunità può creare un sodalizio di emozioni che si amalgamano per sostenere lo stato d’animo di chi ne ha bisogno. Insieme, possiamo affrontare le sfide e crescere come individui.

C’è un personaggio secondario nel libro che le sta particolarmente a cuore? Se sì, perché?

In questo libro ci sono molti personaggi affascinanti: Rose, Fumiko e Haikili sono figure particolari e fuori dal comune, che si sono ritrovate nella baia per un motivo speciale. Forse c’è un tocco di magia dietro il loro incontro…

Ha qualche rituale o metodo particolare quando scrivi storie, soprattutto quando si tratta di sviluppare emozioni intense come quelle che Mya sperimenta?

Cerco di sedermi e riflettere intensamente, immergendomi completamente nella scrittura. Mi concentro profondamente, lasciando esplodere tutte le emozioni, sia negative che positive, che ho accumulato nel tempo. A volte, una musica rilassante o una melodia che riesca a liberare i miei pensieri in sottofondo mi aiuta a raggiungere questo stato di introspezione.

Qual è il messaggio principale che speri i lettori portino con sé dopo aver letto “La baia dei ricordi”?

Rinascita: perché ogni volta si può rinascere, non bisogna mai, mai lasciarsi andare. Anche se alcune volte è difficile, ci sarà sempre una luce nella notte, un varco nella tempesta che ci guida verso una via di uscita. O almeno combattere, perché alla fine è l’unico modo per sopravvivere. Lottare con ardore, con la forza che nasce nel profondo del nostro essere, quella scintilla che rifiuta di spegnersi anche quando il vento soffia forte. Perché in ogni cuore c’è un battito che non si arrende, una speranza che persiste oltre ogni ostacolo, un sogno che si rinnova con l’alba di ogni nuovo giorno. E in questo eterno ciclo di fine e inizio, di morte e vita, troviamo il vero significato del rinascere: una promessa di rinnovamento, di possibilità infinite, di un futuro che attende solo di essere scritto.

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